OMAGGIO A DON GIULIO MARTELLI
VERRA’ LA MORTE E AVRA’ I TUOI OCCHI
di Gaspare Cecconi
Era innamorato Cesare Pavese quando scrisse questo
struggente verso. Dovevano essere proprio belli quegli occhi
per fissarli nella sua galleria di immagini e invocarli poi
nel momento più duro della sua vita, quando decise di
togliersi dalla vita.
La morte di don Giulio, mio rettore al collegio di Via Narni
di Roma, non ci sta nella mia testa. Ho la sua presenza
significativa in me: non mi sono mai staccato da una persona
che mi ha dato fiducia. Fiducia che esternamente può essere
percepita come non ricambiata, quasi un tradimento in quanto
sacerdote come lui non sono diventato, ma che nel mio intimo
non ho mai tradito.
La passione per lo studio e l’inguaribile curiosità
intellettuale per le parole, quelle della bibbia in
particolare, sono un segno vivo della sua presenza. Era
bello sentirlo parlare e scambiare opinioni con lui in
maniera breve senza quel contorno di chiacchiere che non
aiutano né la crescita né la comunicazione. Era una bella
persona.
Buona parte della mia formazione la devo a lui: niente di
particolare. Non andavo a lezione da lui ma se volevo
frequentare un corso di tedesco, prendere lezioni di
pianoforte per correggere difetti o errori di diteggiatura
(ancor oggi imperdonabili), se volevo andare a uno
spettacolo musicale o manifestazione culturale, non mi ha
mai detto di no. Dava scandalo la sua modalità di essere
rettore, cioè responsabile del collegio maggiore. Era
attento alla formazione della persona più che del cosiddetto
seminarista. I bacchettoni in agguato questo stile non
riuscivano proprio a capirlo.
Ma il suo stile di vita era quello di un autentico
“missionario della parola”. E ciò mi affascinava. Stile di
vita che si staccava di netto rispetto a quelli che ho avuto
modo di conoscere e frequentare. Era la testimonianza
quotidiana di quanto “sacra e inviolabile” fosse la sua vita
di sacerdote. Non una chiacchiera, non un pettegolezzo, non
un abuso di potere di cui altri, purtroppo anche loro
missionari, già allora davano prove che mal si conciliavano
con lo spirito del fondatore: san Gaspare Del Bufalo.
Caro don Giulio ti sento con me nonostante la tua morte. Non
ha in sé la categoria né del tempo né dello spazio la morte.
Se solo riflettiamo un attimo sulla morte di persone a
ognuno care, ce le troviamo dentro senza verificare né il
tempo con l’orologio né il luogo (spazio) in cui ci
troviamo. Vivono in noi, sono in noi.
Non è niente la morte e non abbiamo bisogno di essa per
apprezzare le persone alle quali vogliamo bene. Le portiamo
con noi con quegli occhi che facciamo riemergere dalla
nostra memoria. Amorosamente. E, per non perdere il vizio,
la parola amore significa proprio “assenza di morte”. Vivi
in me, sei in me.
Ti voglio bene.
Gaspare Cecconi
Alle 20.00 di mercoledì 23 aprile,
presso l’Hospice “La Torre sul Colle” di Spoleto, è tornato alla
Casa del Padre, all’età di 82 anni, dopo breve e fulminea malattia,
don Giulio Martelli dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Nato a
Sonnino il 6 dicembre 1931, era stato ordinato sacerdote il 5 agosto
1956. Appena ordinato presbitero ha svolto il suo ministero a Cento
(FE), poi è stato Rettore del Seminario Maggiore dei Missionari del
Preziosissimo Sangue a Roma e, infine, per quasi quaranta anni
all’abbazia di S. Felice a Giano dell’Umbria.
Grazie al suo impegno, il luogo dove S. Gaspare del Bufalo nel 1815
fondò la Società Clericale di vita apostolica alla quale apparteneva
ha ripreso la sua attività di casa per esercizi spirituali.