Autunno (E.Bono)
A donna Elena Santarelli, mia nonna (E.Bono)
Pensando al proprio paese in un giorno di maggio (E.Bono)
Sonnino (G.Ventre)
A Sonnino (I.Pennacchia)
Sonnino a primavera (I.P.)
La mia gente (U.Bernabai)
Bollicine d'estate (U.Bernabai)
Storia nostra (Grazia Bono)
Vicoli (Sonnino Racconta)
A Sonnino (Luigi Dei Giudici)
Il mio paese (Elsa Mandatori)
Sonnino (Cristina Farinazzo)
Sonnino (Giancarlo Cappadocio)
Le Torce (Antonio Cugini)
Le Torce (Dante Bono)
La festa delle Torce (D. Bono)
Vecchio e caro paese meio (D. Bono)


 in poesia


LA MIA GENTE

di Umberto Bernabai



Sofferenza, che, come macigno,
forte ti grava sulle spalle,
abbarbicata come serpe al ramo,
conficcata spina, che non molla,
ti tortura e non ti ammazza;
stipata nel labirinto de’ vicoli,
la mia gente v’era avvezza,
e noi fanciulli dal lungo inverno,
fuor de’ calzoni la pelle paonazza,
a rincorrerci per non tremare;
consolante premio a sera
la solita zuppa di verdura,
tra le segnate familiari facce
al balenante fuoco del camino.
Un libro e due quaderni,
neri, come quegl’anni, al mattino,
e, a mitigar la sofferenza:
due noci in tasca e una frittella,
e, sotto il banco, lo scaldino,
barattolo Doppio concentrato,
riempito a metà di carbonella.
Crescevam così, il callo sulla pelle,
e noi più sordi ai colpi del destino,
e le mamme eran più mamme
ed i figli almeno tre.

Sonnino, dicembre 2004

Pubblicata in Voce Romana 2000, V, n. 11, Novembre 2006, p. 18.