BARTOLOMEO PINELLI E LEOPOLD ROBERT
NELL'ECOMUSEO DELLE TERRE DI CONFINE

Gli artisti del Gran Tour alla scoperta di Sonnino e dei sonninesi
(Prof. Giuseppe Lattanzi e Dr.ssa Laura Gasparini.)

LA CARROZZA DEL GRAN TOUR


Chi sono Bartolomeo Pinelli e Leopold Robert le cui opere sono ospitate nell'Ecomuseo delle Terre di Confine a Sonnino?
Cosa li ha spinti ad interessarsi a questo paese, ai sonninesi, ai loro costumi e al brigantaggio che ha caratterizzato e contribuito a costruire l'immaginario di questa città?
Cosa spinse questi artisti, uomini di cultura, intellettuali di tutta Europa a visitare l'Italia, le sue bellezze, le sue rovine, le sue antichità, il suo patrimonio monumentale e le sue genti?

 

 


Ecomuseo Terre di Confine. La stanza del Grand Tour

IL GRAN TOUR A ROMA

Verso la metà del '˜700 Roma ospitava una vasta comunità artistica. La città rappresentava l'emblema dell'antichità e gli artisti sapevano coglierne la bellezza ed il fascino. I centri della loro formazione erano l'Accademia di San Luca fondata nel 1478, che organizzava concorsi tenuti in gran conto dagli stranieri in visita alla città, e l'Accademia di Francia fondata nel 1666.


Accademia di Francia


Accademia di San Luca

PERCHÉ IL GRAN TOUR?
Dunque cosa spinse in quel particolare momento storico gli intellettuali europei a visitare l'Italia? Probabilmente la ricerca delle origini delle civiltà occidentale: l'Italia come la Grecia rappresentava il cuore, la culla, non solo della cultura antica, ma offriva importanti elementi per la crescita educativa di giovani inglesi, tedeschi, francesi, svizzeri. In una parola i paesi più avanzati d'Europa consideravano il nostro paese tappa importante per l'educazione dei loro giovani gentiluomini e gentildonne. Dunque la parte finale della loro formazione era rappresentata dal viaggio in Italia. Qui erano sempre seguiti da un precettore che indicava tappe e luoghi degni di visita ed obbligatoriamente dovevano tenere un diario. Sonnino divenne una tappa importante e non casuale di questo percorso formativo. Perché? Perché il nostro paese aveva molte cose da insegnare soprattutto sapeva accogliere.


Edward Lear, Veduta di Sonnino

 
IL GRAN TOUR E SONNINO

Gli artisti avevano fatto sorgere una vera e propria industria, con alberghi, trasporti, ciceroni, guide e piante della città, ritratti e souvenir di ogni tipo oltre al mercato dell'arte. Gli stessi italiani ebbero un ruolo attivo, con idee ed iniziative contribuirono alla crescita del Grand Tour, alcuni governi italiani promossero volutamente il turismo. Questa forma di promozione culturale contribuì a modificare profondamente l'economia e l'identità di alcune città. Tra queste Sonnino con la sua locanda ebbe un ruolo non marginale: le storie di brigantaggio condite con una sana ospitalità rendevano il luogo attraente. Brigantopoli attirava per le sue storie spesso arricchite da racconti che avevano origine nel mito, ma offriva pure un ambiente sereno e protetto.
"ma diciamo addio a Sonnino non senza rimpianto, perché vi abbiamo trovato brava gente
Sonnino 10 agosto 189... Valentine De Crouzet.


Monte Circeo

 
BARTOLOMEO PINELLI


Bartolomeo Pinelli (ritratto)

Bartolomeo Pinelli nacque a Roma il 20 novembre 1781 in una soffitta di Trastevere al nº22 di vicolo Mazzamureli, da Giambattista, modesto scultore di terracotte, e da Francesca Cianfarini. Questo evento è ricordato da un busto e una lapide collocati sulla facciata di un nuovo edificio perché la sua casa fu demolita per la costruzione di viale di Trastevere.
Intraprese inizialmente l'arte del padre, ma sveglio d'ingegno e naturalmente incline al disegno frequentò l'Accademia di San Luca fino a quando, undicenne, fu costretto a seguire la famiglia a Bologna, dove il padre si trasferì.
A Bologna Bartolomeo si guadagnò la protezione e l'aiuto del marchese Lambertini, pronipote di papa Benedetto XIV e potè svolgere studi più regolari alla scuola di Giovan Battista Frulli. La non corrisposta passione per una ballerina, sulla cui testa infranse irosamente un vaso, lo costrinse a ritornare a Roma dove proseguì la sua carriera artistica.
Morì a Roma il 1 aprile 1835.


 

PINELLI  E I BRIGANTI


Raccomandato all'abate Levizzari, che gli dà ospitalità in cambio di qualche disegno, frequenta l'Accademia capitolina, poi nel 1799 non sa resistere alla voglia di avventura e si arruola volontario nella legione romana e si reca a Civitavecchia per dar manforte ai Francesi contro la città che si è a loro ribellata.
Presto, diminuito il suo ardore repubblicano, pensa bene di disertare e si rifugia per un paio di mesi tra i pastori e i briganti di Maccarese, dedicandosi interamente al disegno.
 


Briganti (particolare)

PINELLI INCISORE, DISEGNATORE E ACQUARELLISTA

Assieme all'opera dell'incisore, egualmente se non addirittura più rilevante risulta l'opera di acquarellista e disegnatore.
Gli si attribuiscono, infatti, quattromila incisioni e diecimila disegni. Era talmente veloce che, si dice, fingendo di prendere appunti riusciva a terminare il soggetto richiesto mentre il committente gli spiegava i suoi desideri.
La divertente caricatura che lo svedese Karl Jacob Lindstrom ci dà di Pinelli, conservata nel Museo di Roma, mostra l'artista che sta su una carrozza e che tenta di tratteggiare il più velocemente possibile il paesaggio mentre i cavalli corrono all'impazzata. Pinelli, infatti, fu talmente prolifico che oggi è impossibile stimare l'ampiezza del suo lavoro diviso tra pubbliche e private collezioni
.


Karl Jacob Lindstrom, Pinelli in carrozza

PINELLI NEOCLASSICISTA


Femmine di Sonnino (particolare)

Nonostante l'eco del neoclassicismo sia presente in molte sue composizioni, i lavori sono estremamente moderni pur nella loro semplicità. Sono animati da una rara energia personale (nel tratto, nel colore e nell'invenzione) che si libera così dalle mode artistiche del tempo. La libertà è la chiave dell'ispirazione di Pinelli.
Egli è un virtuoso disegnatore che insegue la sua particolare visione del mondo. Anche lui, come altri artisti del suo tempo, è attratto dalla bellezza delle donne sonninesi al punto che le disegna quasi come dive greche.

LO STILE ARTISTICO DEL PINELLI

Nel suo stile, la matita, spesso schiarita dalla penna e dall'inchiostro, viene preferita all' applicazione del colore. Sebbene queste opere ripropongano molte delle stesse colorite e divertenti scene e soggetti (i giocatori di bocce, il saltarello, la serenata degli amanti, i costumi alla ciociara, le tenere scene familiari, i venditori di strada, le donne che si accapigliano, le vendemmie) nessuna di queste è identica.
Pinelli fu sempre un inventore, giocando con i temi e variandoli. Questi rivelano l'acuta osservazione e la caratterizzazione dell'artista, allo stesso tempo sono costellati di orgoglio per la propria gente.


Famiglia di ciociari partendo dal loro paese

PINELLI ARTISTA


Bartolomeo Pinelli autoritratto con i mastini

Il suo modesto studio in via Felice 134, (oggi via Sistina) vicino all'Accademia di Francia a Roma, era in quella parte della città maggiormente frequentata dai turisti. Conteneva uno scompiglio di cose. Le pareti erano ricche di graffiti, di figure e di scritte, fra queste si leggeva: "Morto è Pinelli ed è la sua tomba il mondo". NeI suo studio, oltre ai suoi famosissimi mastini, teneva gatte, serpenti, gufi. Di fronte al tavolo, ove si poneva a disegnare ed incidere, su una grossa mensola posava un teschio umano con il suo motto favorito: "tutto finisce".
PINELLI REALISTA

Il ruolo artistico di Pinelli non è pertanto quello equivocamente folkloristico che la tradizione più corrente vorrebbe imputargli, ma quello del testimone distaccato. Egli affida la sua fama a mezzi più istantanei e quindi diffondibili rapidamente: lo schizzo, il disegno, l'acquerello, l'incisione, la terracotta sbozzata con forti tocchi di spatola e dita. Lo scenario pinelliano è per lo più Roma e la campagna laziale, protagonista è la plebe delle bettole dei vicoli e delle piazze, idealizzata nei costumi tradizionali e negli atteggiamenti consueti. Oltre alle forme neoclassiche dei suoi disegni, dimostra di tenere in massimo conto la cronaca più sincera e realistica.


Ciociara che prega davanti la Croce
dove è stato ucciso il marito

PINELLI E I POPOLANI

Sono le figure isolate dei popolani ad interessare Bartolomeo Pinelli. Donne, uomini e bambini tratteggiati con estrema sicurezza di chiaroscuro, impostati nello spazio con naturale chiarezza, ma vivi e palpitanti. Sono disegnati per il puro piacere di penetrare la reale evidenza dei personaggi. La fama dell'artista trasteverino sta proprio in questa impostazione.

Famiglia di pecorari
nell'interno di una grotta

LE QUALITÀ ARTISTICHE DEL PINELLI

Quando si volgeva alla vita dei briganti utilizzava uno stile più energico e serrato. Giungeva ad imprimere qualcosa del suo istintivo vigore e della sua caratteristica spregiudicatezza ottenendo risultati notevoli.
La libertà è la chiave dell'arte di Pinelli. Egli è un virtuoso disegnatore, che abbandona il mondo dell'arte accademica per inseguire la sua propria visione del mondo preferendo la liberta dell'acquerello alla raffinatissima tecnica dei dipinti ad olio accademici.


Briganti

BARTOLOMEO PINELLI E LE DONNE DI SONNINO

Pinelli si è ritratto mentre in un angolo, ma in atteggiamento di rilevante compresenza, riprende uno dei tanti episodi di piccola storia quotidiana: in questo caso una donna di Sonnino presso una fonte. Si è più volte affermato che egli disegnasse le sue scene in presenza di una figura femminile con un atteggiamento quasi di totale distacco ben attento a mantenere le distanze.
Parrebbe invece che egli non si limiti a riprendere gli episodi, ma se ne faccia anzi partecipe e si lasci coinvolgere senza però interamente scoprirsi, salvo che in alcune eccezioni come nell’ acquerello mentre disegna un costume sonninese, o nella tavola allusivamente indicata come il riposo dell’autore precedentemente esposta.


Autoritratto mentre disegna un costume sonninese

BARTOLOMEO PINELLI E LE SONNINESI
“Le Femmine di Sonnino erano di struttura maschile, lineamenti marcati in volto, il colore della pelle di un vago vermiglio e le loro vesti erano di più colori, su di esse spille e decorazioni che ricordano l’abbigliamento greco, ai piedi indossano dei calzari chiamate ciocie”, così vengono descritte da Giuseppe Marocco nel 1834.

Ma per Pinelli esse rappresentano un ideale di bellezza fatto di fierezza e di portamento. Tutto è armonico nelle sonninesi portatrici di quella figura ideale antica che era fonte di interesse per tutti gli artisti dell’epoca.

 


Femmine di Sonnino

 
LEOPOLD LOUIS ROBERT


Leopold Louis Robert

Lèopold Robert (La Chaux-de-Fonds 13 maggio 1794 – Venezia, 20 marzo 1835) trascorre quasi tutta la sua vita da pittore a Roma e in Italia. Ma la sua prima educazione artistica sarà quella di incisore, e solo più avanti scoprirà il suo talento nella pittura grazie all’incontro con il più grande artista francese del tempo: Jacques-Louis David.
Léopold Robert nacque in una famiglia di artigiani francofoni protestanti ed ebbe un'infanzia felice, a fianco del padre orologiaio. Pur essendo nato nei pressi di Neuchâtel, oggi Svizzera, aveva la nazionalità francese, poiché a quei tempi il Principato era dominio della Francia .

LEOPOLD ROBERT A ROMA

In una lettera alla famiglia, datata 10 luglio 1818 annuncia che è a Roma. Sistematosi al 136 di via Felice, incontra numerosi pittori come Granet, Verstappen, Catel, Cogniet o vecchi amici come Schnetz e il suo rivale Coiny.
Terminato il pensionato si mantiene grazie ai suoi ritratti disegnati, ma qui a Roma, dove è venuto per cercare le grandi lezioni del passato e del presente, Robert si rende conto che è inutile ripetere all’infinito i soggetti antichi.
Per lui è il momento di abbandonare la storia per affrontare tematiche di vita contemporanea legate soprattutto alle problematiche degli affetti familiari, dei contadini e dei briganti laziali.

 


La morte del brigante

LEOPOLD ROBERT E IL VIAGGIO IN ITALIA


Pellegrinaggio alla Madonna dell’Arco

Sia in arte come in letteratura, c’era il tentativo continuo di cercare nuovi percorsi, specialmente dopo l’esaurirsi dei motivi celebrativi e idealizzanti dell’epoca neoclassica che avevano trovato appunto nel suo maestro Jacques-Louis David uno dei più autorevoli esponenti.
L’obiettivo di Robert è la rappresentazione del reale, della natura e dei personaggi popolari. Dal suo viaggio in Italia doveva maturare un grande ciclo, tutto italiano, rappresentante aspetti tipici delle diverse stagioni dell’anno.

L'ARTE DI ROBERT

L’obiettivo di Robert è la rappresentazione del reale, della natura e dei personaggi popolari.

La sensibilità per le scene portatrici di sentimenti veri che soli potevano portare alla utilità morale dell’arte, sono evidenti nelle opere del suo periodo italiano.

Leopold Robert in questo rappresenta il pittore romantico in ogni suo aspetto pur provenendo dalla scuola neoclassica del suo maestro David.
 

 

 

La madre felice

SONNINO NELLA PITTURA DI LEOPOLD ROBERT


Ritirata dei briganti

Bartolomeo Pinelli sarà per il pittore svizzero una fonte, sistematicamente non confessata, di soggetti.
Probabilmente Robert aveva subito trovato, presso questo bohèmien di Trastevere, il comodo “materiale” di tutta una realtà italiana che lo incantava ogni giorno di più . Egli la trasporrà con discrezione nelle numerose composizioni che faranno la sua fortuna.
Pellegrini e pellegrine, contadini pastori e pescatori, briganti, vengono moltiplicandosi nelle sue tele secondo il desiderio degli amatori stranieri, assetati di pittoresco e di luce.
Ma la vera originalità di Robert consisterà nel conferire sempre a queste scene popolari una dignità, quasi una maestà, che il suo maestro David gli aveva trasmesso a Parigi negli anni della sua formazione e che egli non dimenticherà mai .

ROBERT E I BRIGANTI

Dal 1820, l’attenzione dell’artista è catturata dai briganti e dalle loro famiglie, deportati a Roma dopo l’ Editto del card. Consalvi per la distruzione di Sonnino e, anche in questo caso, il tema di Robert diventa quella umanità che egli sa raffigurare secondo concetti ancora eroici e del bello ideale. I suoi sono quadri di storia, in cui però rappresenta romanticamente i briganti.

Ed ecco allora le scene di vita popolare, e soprattutto le scene di brigantaggio che i sonninesi imprigionati gli ispirano, talmente impressionato dalla foggia dei loro vestiti, dal loro temperamento, e dalle loro storie.

 

 

 

Due briganti e una giovane donna in paesaggio montuoso

I BRIGANTI NUOVO SOGGETTO ARTISTICO

Il 14 agosto del 1820 scrive alla madre, raccontandole che i briganti che ha ritratto hanno “costumi più pittoreschi e più brillanti di colori che esistano”.

Il nuovo genere pittorico è per l’artista svizzero un: “Soggetto nuovissimo e che dovrebbe piacere, scena di briganti italiani, il loro costume è d’una ricchezza strabiliante ed è lo stesso dopo secoli. L’ho seguito con la più grande fedeltà, perché avevo loro per modelli e ho lasciato loro i propri effetti, il proprio abbigliamento (…)”.

 

 

Brigante di vedetta

IL "RECLUSORIO DEGLI ACCATTONI"
E L'ACCADEMIA DI FRANCIA

Nel 1819 il Segretario di Stato cardinale Ercole Consalvi ordinò la distruzione di molte case di briganti, dei loro familiari e di chi si riteneva fossero in accordo con loro.
Capitale del brigantaggio, il paese di Sonnino doveva esser cancellato dalla carta geografica. Le case e le chiese abbattute, il suo territorio attribuito ai paesi confinanti e disperse le sue genti. La conseguente diaspora dei sonninesi raggiunse vari luoghi, ma la destinazione che ebbe più risonanza fu senz’altro Roma, dove fu confinato un numero consistente di famiglie.
Per alcuni di loro si apriranno le carceri di Castel Sant’Angelo e il “Reclusorio degli accattoni”, ricavato nei ruderi delle Terme di Diocleziano.

I pittori dell’Accademia di Francia ebbero il permesso di ritrarre queste persone la cui fierezza e dignità faceva riscontro ai loro abiti visti come straordinari ed esuberanti.

 


Donna che veglia sul marito brigante

SOGGETTI DAL CARCERE


Brigante nella campagna romana

I soggetti incontrati nel carcere e trasposti in una pittura che ne estetizzava il disagio, donarono gloria a Robert e iscrissero nella scena artistica il tema del brigantaggio. Inoltre fecero di Sonnino un luogo pittoresco.
Ad aver aperto questo varco aveva molto contribuito Pinelli. Questo artista nel periodo della rivolta antifrancese si dice avesse frequentato i ribelli briganti per sfuggire alla leva obbligatoria. Le acqueforti di “briganti di Sonnino” fatte da Bartolomeo Pinelli sono caratterizzate da posture plastiche al pari dei trasteverini. Entrambi appaiono eredi degli antichi romani per fattezze e temperamento.
Ma gli artisti francesi, e Robert soprattutto, ebbero il merito di elevare questo soggetto, liberandolo dal pittoresco delle scene di genere, amate dai viaggiatori che acquistavano questo materiale iconografico come souvenir, per trasformarlo in un soggetto drammatico, esposto nelle grandi mostre e nei palazzi delle nobiltà. Comunque le novità portate da Pinelli erano state rilevanti, attribuendo vitalità e fierezza ai suoi soggetti popolari.

IL BELLO IDEALE NELLA
RAPPRESENTAZIONE DEI "BRUTTI"
Rappresentare i «brutti» , vale a dire soggetti volgari come i briganti , ma rivestiti di nobili atteggiamenti, tranquillizava il pubblico degli anni 1820-1840.
Evidentemente la lezione del neoclassicismo di David aveva giovato ai giovani artisti dell’Accademia di Francia che ebbero un notevole successo.
L’Italia di Robert veniva così ad integrarsi nel dominio del “bello ideale”, senza perdere per questo la sua primitiva innocenza e il suo fascino quotidiano.

 


Famiglia di briganti in una grotta
 mentre si orna di oggetti rubati ai viaggiatori

I MODELLI SONNINESI ANTICHITÀ VIVENTE
 Ma Robert donò ai suoi personaggi, oltre alla sontuosità degli abiti “esotici”, il centro della scena, la complessità dei sentimenti, la dignità di un mondo interiore di solito riservato ad aristocratici ed eroi.
Improvvisamente quel carattere pittoresco che tanti artisti dovevano andare a cercare lontano, si offriva nel cuore stesso di Roma. Una folla di modelli autentici, senza trucchi, nobili e fieri erano esempi di quell’antichità vivente vagheggiata dagli artisti ed amata dal pubblico sensibile alle nuove concezioni romantiche.

 
I mietitori delle paludi

MARIA GRAZIA

Nel carcere di Termini a Roma Leopold Robert conobbe la famosa Maria Grazia moglie di un brigante e presa a modello dall’artista per molte composizioni. Ritroviamo il volto di Maria Grazia sia nel ciclo brigantesco che nel ciclo incompiuto ispirato alle quattro stagioni. Ella è replicata ben quindici volte.
Le donne sonninesi sono icone femminili. Sono figure irrequiete rappresentate in pose romantiche.
Nelle opere di Leopold Robert compaiono con una soggettività intensa, sono elementi di una umanità variegata ritratta nelle feste, nella devozione, nel lavoro, nelle sventure. Mogli di briganti, contadine, mai rappresentate come tipo etnico, tanto meno imprigionate in un ruolo. In tal modo Robert libera le sue modelle e dona loro una storia ben diversa e più gloriosa della detenzione, della miseria e delle convenzioni del genere femminile.

 

MARIA GRAZIA BONI O GIANFELICE?
Maria Grazie Boni o Gianfelice moglie di Masocco, tra le donne più belle d’Italia?
Maria Grazia è un nome evocativo e simbolico. Bellissima moglie del famoso capobanda dei briganti sonninesi recatasi a Roma dopo la resa del 1818 si fonde e confonde con la bella omonima modella anch’essa costretta alla prigionia dalle malefatte del marito.
Leopold Robert ha consegnato ai posteri l’immagine simbolo di una donna sonninese fiera e bellissima, moglie sfortunata di un brigante.

 
I mietitori delle paludi (stampa)

ROBERT E CARLOTTA BONAPARTE

Nel 1829 a Roma conobbe il principe Luigi Bonaparte e sua moglie Carlotta. Di costei Léopold Robert si innamorò perdutamente.

Nel 1831 trionfò al Salon di Parigi. La tela "L'arrivo dei mietitori nelle paludi Pontine, gli fece ottenere la croce della Légion d'honneur che gli venne consegnata dal re di Francia in persona.
Nello stesso anno morì in Italia Luigi Bonaparte, combattendo nelle file della Carboneria. Carlotta, vedova, si dedicò all'arte e prese lezioni di incisione e di litografia proprio da Léopold Robert, che osò ancora sperare nelle attenzioni di lei.

 

LEOPOLD ROBERT A VENEZIA

 


 

Nel febbraio del ’32 arriva a Venezia. La decadenza, la mestizia che il clima veneziano gli infonde esaspera ancor più il suo spirito deluso dalla precedente delusione amorosa. Ed è in questo contesto che nasce l'opportunità ritenuta eccezionale di scoprire Chioggia, che invece sa suggerirgli stimoli forti.
«Non avendomi Venezia - scrive - fornito nulla di forte, sono stato obbligato ad andare a cercare nei dintorni: qui ho trovato una popolazione povera, e vero, ma attiva e laboriosa e degli uomini pressoché costantemente esposti ai pericoli del mare: le fisionomie e i costumi di tutti gli abitanti conservano un segno orientale che proviene senza dubbio da antichi rapporti che il paese ha avuto con il Levante».

L'ULTIMA OPERA DI LEOPOLD ROBERT

Nel 1834 la Partenza dei pescatori dell’Adriatico vide la luce e non smentì le attese. Il clamore ed anche le polemiche che produsse sono grandissime. Nessuno disconosce l’eccezionale mestiere, la perfezione della fattura, ma ciò che convince meno, ed è oggetto di critiche e polemiche. è proprio l’ispirazione che si trova alla base di quell’opera, ritenuta nella maggior parte dei giudizi contrastante se non addirittura contraddittoria con lo spirito artistico dell’epoca romantica.
Dapprima riserve, poi vere e proprie stroncature e condanne occupano riviste e giornali fino al febbraio del 1835. Il mondo della gente più umile crea scandalo.
La rinuncia alla rappresentazione puramente folkloristica dell’immagine popolare si avverte nel recupero della pittura storica. In questo egli compie un’operazione d’avanguardia, avvicinandosi al realismo e riprende e adatta l’insegnamento del suo maestro J.L. David, in tutti i suoi aspetti formali peculiari, quali le grandi dimensioni della tela, lo schema piramidale del gruppo dei personaggi, la teatralità dei gesti. Scelte precise, fatte per sottolineare la solennità di un evento storico.


La partenza dei pescatori dell’Adriatico

LA MORTE DI LEOPOLD ROBERT

Lo scandalo provocato da «La partenza dei pescatori dell’Adriatico» lo prostrò profondamente al punto che essa stessa divenne lo scenario della sua tragica fine. Il 20 marzo 1835 , infatti Leopold Robert fu trovato suicida, sgozzatosi proprio sotto il suo capolavoro.
Fu sepolto a Venezia nel cimitero di San Michele in Isola dove la sua tomba solitaria è testimone di una tragedia di stampo romantico.
Robert è attualmente un artista dimenticato anche se le sue opere sono presenti in prestigiosi musei. E anche il ricordo del nome e della vita di questo sfortunato artista si è fortemente appannato. Ma la strada principale della sua città natale porta sempre il suo nome.


La tomba di Leopold Louis Robert nel cimitero monumentale di Venezia

IL LASCITO DI LEOPOLD ROBERT AI SONNINESI
Ma oltre alla strada principale della sua città natale che porta il suo nome, il ritratto di Maria Grazia è uno dei gioielli artistici presenti a Sonnino che meglio lo ricorda.
La riconoscenza dei sonninesi traspare nelle sue opere originali presenti nell’ecomuseo delle Terre di Confine.
La critica più recente riconosce l’importanza dell’opera di Leopold Robert. Il suo primo merito è stato quello di smuovere un clima artistico piuttosto stagnante. Altro elemento fondamentale è quello di aver posto la centralità della rappresentazione del popolo in parallelo al dibattito in atto nella letteratura romantica per il romanzo di cui Alessandro Manzoni fu protagonista indiscusso.
Nessuno dimenticherà mai il sollievo e la fama che l’artista Robert ha conferito alla cittadinanza sonninese nel momento buio della deportazione del 1819.

 
La Chaux de Fonds(Svizzera francese), Rue Leopold Robert

 
 

Prof. Giuseppe Lattanzi - D.ssa Laura Gasparini