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						   | 
					
					
						| LA CARROZZA DEL 
						GRAN TOUR | 
					
					
						
						
							
								| 
								  
								Chi sono 
								Bartolomeo Pinelli e
								Leopold Robert le 
								cui opere sono ospitate nell'Ecomuseo delle 
								Terre di Confine a Sonnino? 
								Cosa li ha spinti ad interessarsi a questo 
								paese, ai sonninesi, ai loro costumi e al 
								brigantaggio che ha caratterizzato e contribuito 
								a costruire l'immaginario di questa città? 
								Cosa spinse questi artisti, uomini di cultura, 
								intellettuali di tutta Europa a visitare l'Italia, 
								le sue bellezze, le sue rovine, le sue antichità, 
								il suo patrimonio monumentale e le sue genti?  
								 
 
    | 
								
								 
								  
								Ecomuseo Terre di 
								Confine. La stanza del Grand Tour  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						IL GRAN TOUR A ROMA  | 
					
					
						| 
						 Verso la metà 
						del '˜700 Roma ospitava una vasta comunità 
						artistica. La città rappresentava l'emblema 
						dell'antichità e gli artisti sapevano coglierne 
						la bellezza ed il fascino. I centri della loro 
						formazione erano l'Accademia di San Luca fondata nel 
						1478, che organizzava concorsi tenuti in gran conto 
						dagli stranieri in visita alla città, e l'Accademia 
						di Francia fondata nel 1666.   | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								
								Accademia di Francia  | 
								
								 
								  
								
								Accademia di San Luca  | 
							 
							 
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						PERCHÉ IL GRAN TOUR? | 
					
					
						| 
						Dunque cosa spinse in quel particolare 
						momento storico gli intellettuali europei a visitare 
						l'Italia? Probabilmente la ricerca delle origini delle 
						civiltà occidentale: l'Italia come la Grecia 
						rappresentava il cuore, la culla, non solo della cultura 
						antica, ma offriva importanti elementi per la crescita 
						educativa di giovani inglesi, tedeschi, francesi, 
						svizzeri. In una parola i paesi più avanzati d'Europa 
						consideravano il nostro paese tappa importante per 
						l'educazione dei loro giovani gentiluomini e 
						gentildonne. Dunque la parte finale della loro 
						formazione era rappresentata dal viaggio in Italia. Qui 
						erano sempre seguiti da un precettore che indicava tappe 
						e luoghi degni di visita ed obbligatoriamente dovevano 
						tenere un diario. Sonnino divenne una tappa importante e 
						non casuale di questo percorso formativo. Perché? 
						Perché il nostro paese aveva molte cose da insegnare 
						soprattutto sapeva accogliere.  | 
					
					
						| 
						 
						  
						Edward Lear, 
						Veduta di Sonnino  | 
					
					
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						| 
						IL GRAN TOUR E SONNINO | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Gli artisti 
								avevano fatto sorgere una vera e propria 
								industria, con alberghi, trasporti, ciceroni, 
								guide e piante della città, ritratti e souvenir 
								di ogni tipo oltre al mercato dell'arte. Gli 
								stessi italiani ebbero un ruolo attivo, con idee 
								ed iniziative contribuirono alla crescita del 
								Grand Tour, alcuni governi italiani promossero 
								volutamente il turismo. Questa forma di 
								promozione culturale contribuì a modificare 
								profondamente l'economia e l'identità 
								di alcune città. Tra queste Sonnino con la sua 
								locanda ebbe un ruolo non marginale: le storie 
								di brigantaggio condite con una sana ospitalità 
								rendevano il luogo attraente. Brigantopoli 
								attirava per le sue storie spesso arricchite da 
								racconti che avevano origine nel mito, ma 
								offriva pure un ambiente sereno e protetto. 
								"ma diciamo addio a 
								Sonnino non senza rimpianto, perché vi abbiamo 
								trovato brava gente"» 
								Sonnino 10 agosto 189... Valentine De Crouzet.  | 
								
								 
								  
								Monte Circeo  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						  | 
					
					
						| 
						BARTOLOMEO PINELLI  | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								Bartolomeo Pinelli 
								(ritratto)  | 
								
								 
								Bartolomeo Pinelli 
								nacque a Roma il 20 novembre 1781 in una 
								soffitta di Trastevere al nº22 di vicolo 
								Mazzamureli, da Giambattista, modesto scultore 
								di terracotte, e da Francesca Cianfarini. Questo 
								evento è ricordato da un busto e una lapide 
								collocati sulla facciata di un nuovo edificio 
								perché la sua casa fu demolita per la 
								costruzione di viale di Trastevere. 
								Intraprese inizialmente l'arte del padre, ma 
								sveglio d'ingegno e naturalmente incline al 
								disegno frequentò l'Accademia di San Luca 
								fino a quando, undicenne, fu costretto a seguire 
								la famiglia a Bologna, dove il padre si 
								trasferì. 
								A Bologna Bartolomeo si guadagnò la protezione 
								e l'aiuto del marchese Lambertini, pronipote 
								di papa Benedetto XIV e potè svolgere studi 
								più regolari alla scuola di Giovan Battista 
								Frulli. La non corrisposta passione per una 
								ballerina, sulla cui testa infranse irosamente 
								un vaso, lo costrinse a ritornare a Roma dove 
								proseguì la sua carriera artistica. 
								Morì a Roma il 1 aprile 1835. 
								 
 
  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						PINELLI  E I 
						BRIGANTI | 
					
					
						
						
							
								| 
								  
								Raccomandato all'abate Levizzari, che gli dà 
								ospitalità in cambio di qualche disegno, 
								frequenta l'Accademia capitolina, poi nel 1799 
								non sa resistere alla voglia di avventura e si 
								arruola volontario nella legione romana e si 
								reca a Civitavecchia per dar manforte ai 
								Francesi contro la città che si è a loro 
								ribellata. 
								Presto, diminuito il suo ardore repubblicano, 
								pensa bene di disertare e si rifugia per un paio 
								di mesi tra i pastori e i briganti di Maccarese, 
								dedicandosi interamente al disegno. 
 
  | 
								
								 
								  
								
								Briganti (particolare)  | 
							 
							 
						 | 
					
					
						| 
						PINELLI INCISORE, 
						DISEGNATORE E ACQUARELLISTA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Assieme 
								all'opera dell'incisore, egualmente se non 
								addirittura più rilevante risulta l'opera di 
								acquarellista e disegnatore. 
								Gli si attribuiscono, infatti, quattromila 
								incisioni e diecimila disegni. Era talmente 
								veloce che, si dice, fingendo di prendere 
								appunti riusciva a terminare il soggetto 
								richiesto mentre il committente gli spiegava i 
								suoi desideri. 
								La divertente caricatura che lo svedese Karl 
								Jacob Lindstrom ci dà di Pinelli, 
								conservata nel Museo di Roma, mostra l'artista 
								che sta su una carrozza e che tenta di 
								tratteggiare il più velocemente possibile il 
								paesaggio mentre i cavalli corrono 
								all'impazzata. Pinelli, infatti, fu talmente 
								prolifico che oggi è impossibile stimare 
								l'ampiezza del suo lavoro diviso tra pubbliche 
								e private collezioni.  | 
								
								 
								  
								Karl Jacob Lindstrom, 
								Pinelli in carrozza  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						PINELLI NEOCLASSICISTA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								
								Femmine di Sonnino (particolare)  | 
								
								 Nonostante 
								l'eco del neoclassicismo sia presente in molte 
								sue composizioni, i lavori sono estremamente 
								moderni pur nella loro semplicità. Sono animati 
								da una rara energia personale (nel tratto, nel 
								colore e nell'invenzione) che si libera così 
								dalle mode artistiche del tempo. La libertà 
								è la chiave dell'ispirazione di Pinelli.  
								Egli è un virtuoso disegnatore che insegue la 
								sua particolare visione del mondo. Anche lui, 
								come altri artisti del suo tempo, è attratto 
								dalla bellezza delle donne sonninesi al punto 
								che le disegna quasi come dive greche.  | 
							 
							 
						 | 
					
					
						| 
						LO STILE ARTISTICO DEL 
						PINELLI | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Nel suo stile, 
								la matita, spesso schiarita dalla penna e 
								dall'inchiostro, viene preferita all' 
								applicazione del colore. Sebbene queste opere 
								ripropongano molte delle stesse colorite e 
								divertenti scene e soggetti (i giocatori di 
								bocce, il saltarello, la serenata degli amanti, 
								i costumi alla ciociara, le tenere scene 
								familiari, i venditori di strada, le donne che 
								si accapigliano, le vendemmie) nessuna di 
								queste è identica.  
								Pinelli fu sempre un inventore, giocando con i 
								temi e variandoli. Questi rivelano l'acuta 
								osservazione e la caratterizzazione 
								dell'artista, allo stesso tempo sono costellati 
								di orgoglio per la propria gente.  | 
								
								 
								  
								
								Famiglia di ciociari partendo dal loro paese  | 
							 
							 
						 | 
					
					
						| 
						PINELLI ARTISTA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								Bartolomeo Pinelli 
								autoritratto con i mastini  | 
								Il suo modesto 
								studio in via Felice 134, (oggi via Sistina) 
								vicino all'Accademia di Francia a Roma, era in 
								quella parte della città maggiormente 
								frequentata dai turisti. Conteneva uno 
								scompiglio di cose. Le pareti erano ricche di 
								graffiti, di figure e di scritte, fra queste si 
								leggeva: "Morto è Pinelli ed è la sua tomba 
								il mondo". NeI suo studio, oltre ai suoi 
								famosissimi mastini, teneva gatte, serpenti, 
								gufi. Di fronte al tavolo, ove si poneva a 
								disegnare ed incidere, su una grossa mensola 
								posava un teschio umano con il suo motto 
								favorito: "tutto finisce". | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						PINELLI REALISTA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Il ruolo 
								artistico di Pinelli non è pertanto quello 
								equivocamente folkloristico che la tradizione 
								più corrente vorrebbe imputargli, ma quello del 
								testimone distaccato. Egli affida la sua fama a 
								mezzi più istantanei e quindi diffondibili 
								rapidamente: lo schizzo, il disegno, 
								l'acquerello, l'incisione, la terracotta 
								sbozzata con forti tocchi di spatola e dita. Lo 
								scenario pinelliano è per lo più Roma e la 
								campagna laziale, protagonista è la plebe delle 
								bettole dei vicoli e delle piazze, idealizzata 
								nei costumi tradizionali e negli atteggiamenti 
								consueti. Oltre alle forme neoclassiche dei suoi 
								disegni, dimostra di tenere in massimo conto la 
								cronaca più sincera e realistica.  | 
								
								 
								  
								Ciociara che prega 
								davanti la Croce 
								dove è stato ucciso il marito  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						PINELLI E I POPOLANI | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								   | 
								
								 Sono le figure 
								isolate dei popolani ad interessare Bartolomeo 
								Pinelli. Donne, uomini e bambini tratteggiati 
								con estrema sicurezza di chiaroscuro, impostati 
								nello spazio con naturale chiarezza, ma vivi e 
								palpitanti. Sono disegnati per il puro piacere 
								di penetrare la reale evidenza dei personaggi. 
								La fama dell'artista trasteverino sta proprio 
								in questa impostazione. 
								 
								Famiglia di pecorari 
								nell'interno di una grotta  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						LE QUALITÀ ARTISTICHE 
						DEL PINELLI
						 | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Quando si 
								volgeva alla vita dei briganti utilizzava uno 
								stile più energico e serrato. Giungeva ad 
								imprimere qualcosa del suo istintivo vigore e 
								della sua caratteristica spregiudicatezza 
								ottenendo risultati notevoli. 
								La libertà è la chiave dell'arte di 
								Pinelli. Egli è un virtuoso disegnatore, che 
								abbandona il mondo dell'arte accademica per 
								inseguire la sua propria visione del mondo 
								preferendo la liberta dell'acquerello alla 
								raffinatissima tecnica dei dipinti ad olio 
								accademici.  | 
								
								 
								  
								
								Briganti  | 
							 
							 
						 | 
					
					
						| 
						BARTOLOMEO PINELLI E 
						LE DONNE DI SONNINO | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Pinelli si è 
								ritratto mentre in un angolo, ma in 
								atteggiamento di rilevante compresenza, riprende 
								uno dei tanti episodi di piccola storia 
								quotidiana: in questo caso una donna di Sonnino 
								presso una fonte. Si è più volte affermato che 
								egli disegnasse le sue scene in presenza di una 
								figura femminile con un atteggiamento quasi di 
								totale distacco ben attento a mantenere le 
								distanze.  
								Parrebbe invece che egli non si limiti a 
								riprendere gli episodi, ma se ne faccia anzi 
								partecipe e si lasci coinvolgere senza però 
								interamente scoprirsi, salvo che in alcune 
								eccezioni come nell’ acquerello mentre disegna 
								un costume sonninese, o nella tavola 
								allusivamente indicata come il riposo 
								dell’autore precedentemente esposta.  | 
								
								 
								  
								
								Autoritratto mentre disegna un costume 
								sonninese  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						BARTOLOMEO PINELLI E 
						LE SONNINESI | 
					
					
						
						
							
								“Le 
								Femmine di Sonnino erano di struttura maschile, 
								lineamenti marcati in volto, il colore della 
								pelle di un vago vermiglio e le loro vesti erano 
								di più colori, su di esse spille e decorazioni 
								che ricordano l’abbigliamento greco, ai piedi 
								indossano dei calzari chiamate ciocie”, così 
								vengono descritte da Giuseppe Marocco nel 1834. 
								 
								Ma per Pinelli esse rappresentano un ideale di 
								bellezza fatto di fierezza e di portamento. 
								Tutto è armonico nelle sonninesi portatrici di 
								quella figura ideale antica che era fonte di 
								interesse per tutti gli artisti dell’epoca. 
  | 
								
								 
								  
								
								Femmine di Sonnino  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						  | 
					
					
						| 
						LEOPOLD LOUIS ROBERT | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								Leopold Louis Robert  | 
								
								 
								Lèopold 
								Robert (La Chaux-de-Fonds 13 maggio 1794 
								– Venezia, 20 marzo 1835) trascorre quasi tutta 
								la sua vita da pittore a Roma e in Italia. Ma la 
								sua prima educazione artistica sarà quella di 
								incisore, e solo più avanti scoprirà il suo 
								talento nella pittura grazie all’incontro con il 
								più grande artista francese del tempo: 
								Jacques-Louis David.  
								Léopold Robert nacque in una famiglia di 
								artigiani francofoni protestanti ed ebbe 
								un'infanzia felice, a fianco del padre 
								orologiaio. Pur essendo nato nei pressi di 
								Neuchâtel, oggi Svizzera, aveva la nazionalità 
								francese, poiché a quei tempi il Principato era 
								dominio della Francia .   | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						LEOPOLD ROBERT A ROMA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 In una lettera 
								alla famiglia, datata 10 luglio 1818 annuncia 
								che è a Roma. Sistematosi al 136 di via Felice, 
								incontra numerosi pittori come Granet, 
								Verstappen, Catel, Cogniet o vecchi amici come 
								Schnetz e il suo rivale Coiny.  
								Terminato il pensionato si mantiene grazie ai 
								suoi ritratti disegnati, ma qui a Roma, dove è 
								venuto per cercare le grandi lezioni del passato 
								e del presente, Robert si rende conto che è 
								inutile ripetere all’infinito i soggetti 
								antichi. 
								Per lui è il momento di abbandonare la storia 
								per affrontare tematiche di vita contemporanea 
								legate soprattutto alle problematiche degli 
								affetti familiari, dei contadini e dei briganti 
								laziali. 
   | 
								
								 
								  
								La morte del brigante  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						LEOPOLD ROBERT 
						E IL VIAGGIO IN 
						ITALIA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								Pellegrinaggio alla 
								Madonna dell’Arco  | 
								
								 Sia in arte 
								come in letteratura, c’era il tentativo continuo 
								di cercare nuovi percorsi, specialmente dopo 
								l’esaurirsi dei motivi celebrativi e 
								idealizzanti dell’epoca neoclassica che avevano 
								trovato appunto nel suo maestro Jacques-Louis 
								David uno dei più autorevoli esponenti. 
								L’obiettivo di Robert è la rappresentazione del 
								reale, della natura e dei personaggi popolari. 
								Dal suo viaggio in Italia doveva maturare un 
								grande ciclo, tutto italiano, rappresentante 
								aspetti tipici delle diverse stagioni dell’anno.
								  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						L'ARTE DI 
						ROBERT  | 
					
					
						
						
							
								| 
								 L’obiettivo di 
								Robert è la rappresentazione del reale, della 
								natura e dei personaggi popolari.  
								 
								La sensibilità per le scene portatrici di 
								sentimenti veri che soli potevano portare alla 
								utilità morale dell’arte, sono evidenti nelle 
								opere del suo periodo italiano. 
								 
								Leopold Robert in questo rappresenta il pittore 
								romantico in ogni suo aspetto pur provenendo 
								dalla scuola neoclassica del suo maestro David. 
  
								  
								  
								
								La madre felice  | 
								
								 
								   | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						SONNINO NELLA PITTURA 
						DI LEOPOLD 
						ROBERT | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								Ritirata dei briganti  | 
								
								 Bartolomeo 
								Pinelli sarà per il pittore svizzero una 
								fonte, sistematicamente non confessata, di 
								soggetti. 
								Probabilmente Robert aveva subito trovato, 
								presso questo bohèmien di Trastevere, il comodo 
								“materiale” di tutta una realtà italiana che lo 
								incantava ogni giorno di più . Egli la trasporrà 
								con discrezione nelle numerose composizioni che 
								faranno la sua fortuna. 
								Pellegrini e pellegrine, contadini pastori e 
								pescatori, briganti, vengono moltiplicandosi 
								nelle sue tele secondo il desiderio degli 
								amatori stranieri, assetati di pittoresco e di 
								luce.  
								Ma la vera originalità di Robert consisterà nel 
								conferire sempre a queste scene popolari una 
								dignità, quasi una maestà, che il suo maestro 
								David gli aveva trasmesso a Parigi negli anni 
								della sua formazione e che egli non dimenticherà 
								mai .  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						ROBERT E I BRIGANTI | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Dal 1820, 
								l’attenzione dell’artista è catturata dai 
								briganti e dalle loro famiglie, deportati a Roma 
								dopo l’ Editto del card. Consalvi per la 
								distruzione di Sonnino e, anche in questo caso, 
								il tema di Robert diventa quella umanità che 
								egli sa raffigurare secondo concetti ancora 
								eroici e del bello ideale. I suoi sono quadri di 
								storia, in cui però rappresenta romanticamente i 
								briganti.  
								 
								Ed ecco allora le scene di vita popolare, e 
								soprattutto le scene di brigantaggio che i 
								sonninesi imprigionati gli ispirano, talmente 
								impressionato dalla foggia dei loro vestiti, dal 
								loro temperamento, e dalle loro storie. 
								      
								Due briganti e 
								una giovane donna in paesaggio montuoso  | 
								
								 
								   | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						I 
						BRIGANTI NUOVO SOGGETTO 
						ARTISTICO | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								   | 
								
								 Il 14 agosto 
								del 1820 scrive alla madre, raccontandole che i 
								briganti che ha ritratto hanno “costumi più 
								pittoreschi e più brillanti di colori che 
								esistano”. 
								 
								Il nuovo genere pittorico è per l’artista 
								svizzero un: “Soggetto nuovissimo e che dovrebbe 
								piacere, scena di briganti italiani, il loro 
								costume è d’una ricchezza strabiliante ed è lo 
								stesso dopo secoli. L’ho seguito con la più 
								grande fedeltà, perché avevo loro per modelli e 
								ho lasciato loro i propri effetti, il proprio 
								abbigliamento (…)”. 
								  
								  
								
								Brigante di vedetta  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						
						IL "RECLUSORIO DEGLI 
						ACCATTONI" 
						E L'ACCADEMIA DI FRANCIA | 
					
					
						
						
							
								| 
								 Nel 1819 il 
								Segretario di Stato cardinale Ercole Consalvi 
								ordinò la distruzione di molte case di briganti, 
								dei loro familiari e di chi si riteneva fossero 
								in accordo con loro. 
								Capitale del brigantaggio, il paese di Sonnino 
								doveva esser cancellato dalla carta geografica. 
								Le case e le chiese abbattute, il suo territorio 
								attribuito ai paesi confinanti e disperse le sue 
								genti. La conseguente diaspora dei sonninesi 
								raggiunse vari luoghi, ma la destinazione che 
								ebbe più risonanza fu senz’altro Roma, dove fu 
								confinato un numero consistente di famiglie. 
								Per alcuni di loro si apriranno le carceri di 
								Castel Sant’Angelo e il “Reclusorio degli 
								accattoni”, ricavato nei ruderi delle Terme di 
								Diocleziano. 
								 
								I pittori dell’Accademia di Francia ebbero il 
								permesso di ritrarre queste persone la cui 
								fierezza e dignità faceva riscontro ai loro 
								abiti visti come straordinari ed esuberanti. 
   | 
								
								 
								  
								Donna che veglia sul 
								marito brigante  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						SOGGETTI DAL CARCERE  | 
					
					
						
						
							
								| 
								 
								  
								Brigante nella campagna 
								romana  | 
								
								 I soggetti 
								incontrati nel carcere e trasposti in una 
								pittura che ne estetizzava il disagio, donarono 
								gloria a Robert e iscrissero nella scena 
								artistica il tema del brigantaggio. Inoltre 
								fecero di Sonnino un luogo pittoresco.  
								Ad aver aperto questo varco aveva molto 
								contribuito Pinelli. Questo artista nel periodo 
								della rivolta antifrancese si dice avesse 
								frequentato i ribelli briganti per sfuggire alla 
								leva obbligatoria. Le acqueforti di “briganti 
								di Sonnino” fatte da Bartolomeo Pinelli sono 
								caratterizzate da posture plastiche al pari dei 
								trasteverini. Entrambi appaiono eredi degli 
								antichi romani per fattezze e temperamento. 
								Ma gli artisti francesi, e Robert soprattutto, 
								ebbero il merito di elevare questo soggetto, 
								liberandolo dal pittoresco delle scene di 
								genere, amate dai viaggiatori che acquistavano 
								questo materiale iconografico come souvenir, 
								per trasformarlo in un soggetto drammatico, 
								esposto nelle grandi mostre e nei palazzi delle 
								nobiltà. Comunque le novità portate da Pinelli 
								erano state rilevanti, attribuendo vitalità e 
								fierezza ai suoi soggetti popolari.  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						
						IL BELLO IDEALE NELLA 
						RAPPRESENTAZIONE DEI "BRUTTI"  | 
					
					
						
						
							
								Rappresentare i 
								«brutti» , vale a dire soggetti volgari come i 
								briganti , ma rivestiti di nobili atteggiamenti, 
								tranquillizava il pubblico degli anni 1820-1840. 
								Evidentemente la lezione del neoclassicismo di 
								David aveva giovato ai giovani artisti 
								dell’Accademia di Francia che ebbero un notevole 
								successo. 
								L’Italia di Robert veniva così ad integrarsi nel 
								dominio del “bello ideale”, senza perdere per 
								questo la sua primitiva innocenza e il suo 
								fascino quotidiano. 
  | 
								
								 
								  
								Famiglia di briganti in 
								una grotta 
								 mentre si orna di oggetti rubati ai viaggiatori  | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						I MODELLI SONNINESI 
						ANTICHITÀ VIVENTE | 
					
					
						
						 Ma Robert donò ai suoi personaggi, oltre 
						alla sontuosità degli abiti “esotici”, il centro della 
						scena, la complessità dei sentimenti, la dignità di un 
						mondo interiore di solito riservato ad aristocratici ed 
						eroi.  
						Improvvisamente quel carattere pittoresco che tanti 
						artisti dovevano andare a cercare lontano, si offriva 
						nel cuore stesso di Roma. Una folla di modelli 
						autentici, senza trucchi, nobili e fieri erano esempi di 
						quell’antichità vivente vagheggiata dagli artisti ed 
						amata dal pubblico sensibile alle nuove concezioni 
						romantiche. | 
					
					
						| 
						    
						I mietitori delle paludi  | 
					
					
						| 
						MARIA GRAZIA 
						 | 
					
					
						
						
							
								
								  | 
								
								 Nel carcere di 
								Termini a Roma Leopold Robert conobbe la famosa 
								Maria Grazia moglie di un brigante e presa a 
								modello dall’artista per molte composizioni. 
								Ritroviamo il volto di Maria Grazia sia nel 
								ciclo brigantesco che nel ciclo incompiuto 
								ispirato alle quattro stagioni. Ella è 
								replicata ben quindici volte.  
								Le donne sonninesi sono icone femminili. Sono 
								figure irrequiete rappresentate in pose 
								romantiche.  
								Nelle opere di Leopold Robert compaiono con una 
								soggettività intensa, sono elementi di una 
								umanità variegata ritratta nelle feste, nella 
								devozione, nel lavoro, nelle sventure. Mogli di 
								briganti, contadine, mai rappresentate come tipo 
								etnico, tanto meno imprigionate in un ruolo. In 
								tal modo Robert libera le sue modelle e dona 
								loro una storia ben diversa e più gloriosa della 
								detenzione, della miseria e delle convenzioni 
								del genere femminile. 
   | 
							 
						 
						 | 
					
					
						| 
						MARIA GRAZIA BONI O 
						GIANFELICE? | 
					
					
						
						Maria Grazie Boni o Gianfelice moglie di 
						Masocco, tra le donne più belle d’Italia?  
						Maria Grazia è un nome evocativo e simbolico. Bellissima 
						moglie del famoso capobanda dei briganti sonninesi 
						recatasi a Roma dopo la resa del 1818 si fonde e 
						confonde con la bella omonima modella anch’essa 
						costretta alla prigionia dalle malefatte del marito.  
						Leopold Robert ha consegnato ai posteri l’immagine 
						simbolo di una donna sonninese fiera e bellissima, 
						moglie sfortunata di un brigante. | 
					
					
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						I mietitori delle paludi (stampa)  | 
					
					
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						ROBERT E CARLOTTA 
						BONAPARTE | 
					
					
						
						
							
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								 Nel 1829 a 
								Roma conobbe il principe Luigi Bonaparte e sua 
								moglie Carlotta. Di costei Léopold Robert si 
								innamorò perdutamente.  
								 
								Nel 1831 trionfò al Salon di Parigi. La tela 
								"L'arrivo dei mietitori nelle paludi Pontine, 
								gli fece ottenere la croce della Légion d'honneur 
								che gli venne consegnata dal re di Francia in 
								persona.  
								Nello stesso anno morì in Italia Luigi 
								Bonaparte, combattendo nelle file della 
								Carboneria. Carlotta, vedova, si dedicò all'arte 
								e prese lezioni di incisione e di litografia 
								proprio da Léopold Robert, che osò ancora 
								sperare nelle attenzioni di lei. 
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						LEOPOLD ROBERT A 
						VENEZIA | 
					
					
						
						
							
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								 Nel febbraio 
								del ’32 arriva a Venezia. La decadenza, la 
								mestizia che il clima veneziano gli infonde 
								esaspera ancor più il suo spirito deluso dalla 
								precedente delusione amorosa. Ed è in questo 
								contesto che nasce l'opportunità ritenuta 
								eccezionale di scoprire Chioggia, che invece sa 
								suggerirgli stimoli forti. 
								«Non avendomi Venezia - scrive - fornito nulla 
								di forte, sono stato obbligato ad andare a 
								cercare nei dintorni: qui ho trovato una 
								popolazione povera, e vero, ma attiva e 
								laboriosa e degli uomini pressoché costantemente 
								esposti ai pericoli del mare: le fisionomie e i 
								costumi di tutti gli abitanti conservano un 
								segno orientale che proviene senza dubbio da 
								antichi rapporti che il paese ha avuto con il 
								Levante».  | 
							 
						 
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						L'ULTIMA OPERA DI 
						LEOPOLD ROBERT | 
					
					
						
						
							
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								 Nel 1834 la Partenza dei 
								pescatori dell’Adriatico vide la luce e non 
								smentì le attese. Il clamore ed anche le 
								polemiche che produsse sono grandissime. Nessuno 
								disconosce l’eccezionale mestiere, la perfezione 
								della fattura, ma ciò che convince meno, ed è 
								oggetto di critiche e polemiche. è proprio 
								l’ispirazione che si trova alla base di 
								quell’opera, ritenuta nella maggior parte dei 
								giudizi contrastante se non addirittura 
								contraddittoria con lo spirito artistico 
								dell’epoca romantica. 
								Dapprima riserve, poi vere e proprie stroncature 
								e condanne occupano riviste e giornali fino al 
								febbraio del 1835. Il mondo della gente più 
								umile crea scandalo. 
								La rinuncia alla rappresentazione puramente 
								folkloristica dell’immagine popolare si avverte 
								nel recupero della pittura storica. In questo 
								egli compie un’operazione d’avanguardia, 
								avvicinandosi al realismo e riprende e adatta 
								l’insegnamento del suo maestro J.L. David, in 
								tutti i suoi aspetti formali peculiari, quali le 
								grandi dimensioni della tela, lo schema 
								piramidale del gruppo dei personaggi, la 
								teatralità dei gesti. Scelte precise, fatte per 
								sottolineare la solennità di un evento storico.
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							La partenza dei pescatori dell’Adriatico 
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						LA MORTE DI LEOPOLD 
						ROBERT | 
					
					
						
						
							
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								 Lo scandalo 
								provocato da «La partenza dei pescatori 
								dell’Adriatico» lo prostrò profondamente al 
								punto che essa stessa divenne lo scenario della 
								sua tragica fine. Il 20 marzo 1835 , infatti 
								Leopold Robert fu trovato suicida, sgozzatosi 
								proprio sotto il suo capolavoro. 
								Fu sepolto a Venezia nel cimitero di San Michele 
								in Isola dove la sua tomba solitaria è testimone 
								di una tragedia di stampo romantico. 
								Robert è attualmente un artista dimenticato 
								anche se le sue opere sono presenti in 
								prestigiosi musei. E anche il ricordo del nome e 
								della vita di questo sfortunato artista si è 
								fortemente appannato. Ma la strada principale 
								della sua città natale porta sempre il suo nome.  | 
								
								 
								  
								La tomba di Leopold 
								Louis Robert nel cimitero monumentale di Venezia  | 
							 
						 
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						IL LASCITO DI LEOPOLD 
						ROBERT AI SONNINESI | 
					
					
						
						Ma oltre alla strada principale della sua 
						città natale che porta il suo nome, il ritratto di Maria 
						Grazia è uno dei gioielli artistici presenti a Sonnino 
						che meglio lo ricorda. 
						La riconoscenza dei sonninesi traspare nelle sue 
						opere originali presenti nell’ecomuseo delle Terre di 
						Confine. 
						La critica più recente riconosce l’importanza 
						dell’opera di Leopold Robert. Il suo primo merito è 
						stato quello di smuovere un clima artistico piuttosto 
						stagnante. Altro elemento fondamentale è quello di aver 
						posto la centralità della rappresentazione del popolo in 
						parallelo al dibattito in atto nella letteratura 
						romantica per il romanzo di cui Alessandro Manzoni fu 
						protagonista indiscusso. 
						Nessuno dimenticherà mai il sollievo e la fama che 
						l’artista Robert ha conferito alla cittadinanza 
						sonninese nel momento buio della deportazione del 1819. | 
					
					
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						La Chaux de 
						Fonds(Svizzera francese), Rue Leopold Robert  | 
					
					
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						Prof. Giuseppe Lattanzi - D.ssa Laura Gasparini  |