Il fuoco nel rito di rifondazione ciclica dello spazio
della comunità di Sonnino
(Proff. Giuseppe e Vito Lattanzi)
 

COSA SONO LE TORCE

Ogni anno nel primo pomeriggio della vigilia della festa dell'Ascensione, i sonninesi lasciano il paese e si dirigono verso i confini del proprio territorio affrontando un lungo percorso che si conclude alle prime luci dell'alba del giorno seguente, dopo aver segnato di notte, al lume di torcia, l'intero perimetro comunale.

 
Il rito delle torce:
i vespri e la benedizione delle torce
I torciaroli sono guidati da quattro «caporali», che prima di partire ricevono dal parroco, nel Santuario della Madonna delle Grazie in Sant'Angelo, quattro grossi ceri benedetti

 
I CAPORALI

I caporali sono responsabili dell'ordinato svolgimento della processione: guidano e controllano i comportamenti dei pellegrini, portano le torce benedette, fermano più volte il corteo per ricordare le morti violente avvenute in territorio sonninese. Ad ogni stazione ci si inginocchia e si riprende il cammino solo dopo aver recitato un Pater, Ave, Gloria e dopo il grido di Evviva Maria e gli spari dei fucilieri si riparte. L'incarico dei caporali dura fino a quando si è in grado di partecipare alle Torce. E' il caporale stesso a scegliere il suo successore tra quelli che negli anni hanno dimostrato maggiore attaccamento al rito.

 
la partenza delle torce
 

Terminata la cerimonia religiosa tutti si radunano nella piazza antistante la Porta San Pietro per prendere il via alla processione delle Torce.
Molti uomini e recentemente anche donne sono armati di fucili e sparano a salve. Tutti i partecipanti intonano le litanie lauretane.
Il Sacerdote e le Autorità accompagnano i torciaroli fino alla periferia del paese dove ricevono la benedizione e il saluto augurale.

 
IL PERCORSO
La processione procede compatta fino alla contrada della Cona dove i pellegrini si dividono in due gruppi. I caporali posti a guida di ciascun gruppo ordinano la processione ed effettuano la conta dei partecipanti. Una volta «le femmene annante e gl'ommene areto» (le donne avanti e gli uomini indietro) era una rigida prescrizione. Oggi si dà indicazione ai pellegrini per un dignitoso e composto comportamento.

 

 

I torciaroli della «via di sopra» percorrono i confini con il comune di Monte San Biagio e Amaseno fino alle Serre. Qui aspettano che tramonti completamente il sole e che faccia notte. L'obiettivo è di spuntare con le torce di fronte a Sonnino facendosi vedere da quanti si sono raccolti sulla piazza principale del paese (Piazza Garibaldi-la Portella) per assistere allo spettacolo. Dal paese tutti possono osservare la striscia di fuoco che avanza lungo le Serre verso il confine di Roccasecca dei Volsci, e assistere all'impervia discesa verso Priverno.
 

 
la via di sotto
I torciaroli che percorrono «la via di sotto» seguono i confini con Monte San Biagio fino a Monte Romano, dove una piccola comunità di pastori imbandisce una ricchissima tavola con vino, acqua, caciotte, dolci all'uovo. Ad osservare la discesa verso il Frasso ci sono gli abitanti della pianura al confine con Terracina.
 
Il ricongiungimento alla sassa

Il ricongiungimento dei due gruppi sancisce la chiusura del cerchio. La scelta di seguire un percorso determina un'appartenenza al gruppo, un'affezione verso il viaggio con una determinata compagnia che si ripete di anno in anno. In contrada La Sassa tra abbracci e saluti i torciaroli si compattano e si dirigono verso l'abitato di Sonnino.

 
Un pezzo di torcia per ognuno dei partecipanti

In contrada Monte Romano e in contrada La Sassa le torce benedette di cera «zaura» vengono divise in piccoli pezzi e donati ad ogni torciarolo. Non sono semplicemente un ricordo, ma il segno tangibile per aver partecipato alla processione. Ognuno conserva gelosamente la sua parte di torcia alimentando la leggenda dei poteri magici che ogni frammento possiede. In particolare è ancora viva la credenza che ogni qualvolta si scateni un temporale o una tempesta (ju furano) accendere il pezzetto di cera vergine faccia calmare gli elementi naturali.

 
IL RIENTRO a sonnino
La processione rientra a Sonnino nelle prime luci dell'alba in modo fragoroso, scandita da una più partecipata recitazione delle litanie lauretane, che enfatizzano la già esasperata concitazione dei torciaroli, esausti e inebriati dalla stanchezza, dai canti e dall'odore della polvere da sparo. Nel centro abitato chi dorme è svegliato dall'irruzione attraverso la Porta di Tocco, poiché gli spari dei fucilieri rimbombano tra gli angusti vicoli. Dopo aver percorso il centro storico si raggiunge la chiesa di Sant'Angelo per la funzione religiosa di conclusione.

 
Le torce hanno una origine antica:
gli ambarvalia romani

L'origine di un Castrum Sompnini (Sonnino) sul colle di Sant'Angelo è collocata attorno al X secolo d.C. Attualmente non esistono prove archeologiche di un insediamento risalente al periodo romano o preromano nel luogo dove sorge il paese. Ma nel territorio sonninese, in particolare nella fertile valle dell'Amaseno, sono presenti resti di ville rustiche romane (fattorie), per questo non si possono escludere riti e consuetudini connessi con la pratica agricola molto prima della fondazione di Sonnino.

Gli Ambarvalia figurano tra le ritualità che si collegano direttamente alle Torce.
Ci sono straordinarie coincidenze:
- il periodo (fine maggio)
- il percorso circolare
- la recitazione delle litanie durante il percorso
- l'uso delle torce per illuminare il cammino e per purificare i campi (lustratio)
Nelle Torce, però, NON avvengono sacrifici animali.
Gli AMBARVALIA (ambio vado in giro ed arvum campo) erano un antica festa romana che si celebrava alla fine di maggio in onore di Marte, poi di Cerere (dea della coltivazione), a cura del sodalizio degli Arvali (confraternita sacerdotale romana) per purificare le messi e allontanare i cattivi influssi. Consisteva nel sacrificare un porco, una pecora e un toro (suovetaurilia) dopo averli condotti in processione tre volte intorno ai campi.
Carmen ambarvale
La preghiera che veniva recitata in questa festa era il Carmen Ambarvale
(iscrizione databile al 218 a.C.)

«enos Lases iuvate

enos Lases iuvate

enos Lases iuvate

 

neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris

neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris

neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris

 

satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber

satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber

satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber

 

semunis alterni advocapit conctos

semunis alterni advocapit conctos

semunis alterni advocapit conctos

 

enos Marmor iuvato

enos Marmor iuvato

enos Marmor iuvato

 

triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe.»

«Lari aiutateci,
Lari aiutateci,
Lari aiutateci,

non permettere, Marte, che rovina cada su molti.
non permettere, Marte, che rovina cada su molti.
non permettere, Marte, che rovina cada su molti.

Sii sazio, crudele Marte. Balza oltre la soglia. Rimani lì.
Sii sazio, crudele Marte. Balza oltre la soglia. Rimani lì.
Sii sazio, crudele Marte. Balza oltre la soglia. Rimani lì.

 Invocate a turno tutti gli dèi delle sementi.
Invocate a turno tutti gli dèi delle sementi.
Invocate a turno tutti gli dèi delle sementi.

Aiutaci Marte.
Aiutaci Marte.
Aiutaci Marte.

Trionfo, trionfo, trionfo, trionfo, trionfo.»

 
Le tipologie dei riti con camminata
Gli studiosi che si sono occupati dei rituali con camminata (parata, corteo, processione) hanno individuato diverse tipologie di riti, che pur avendo un punto di partenza ed arrivo, hanno differenti funzioni simboliche. Esistono infatti:
  • La processione. A Sonnino è molto importante quella della Madonna delle Grazie

  • Percorsi unidirezionali che implicano un movimento irreversibile che mira ad una meta, per così dire catartica, in cui l'arrivo rappresenta una sorta di vittoria simbolica. Il territorio di Sonnino era percorso dalla via Francigena che aveva come meta finale Roma.

  • Percorsi che implicano un percorso di andata e ritorno enfatizzando l'idea di reversibilità, il giro di boa è una fine ed un inizio al tempo stesso. A Sonnino si svolge il Pellegrinaggio al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra.

  • Percorsi a circuito chiuso che seguono un movimento circolare delimitante uno spazio territoriale entro un confine reale o ideale, utile ad includere e ad escludere simbolicamente. E' il caso delle Torce.

LA PROCESSIONE
La processione ogni sette anni in onore della Madonna delle Grazie si snoda tra le vie del paese fino a Monte di Pietà.

 

percorsi che mirano ad una meta
LA VIA FRANCIGENA o ROMEA

Era una via che dall'Europa occidentale , in particolare dalla Francia, portava i PELLEGRINI fino a Roma e da qui verso la Puglia dove c'erano gli imbarchi per la Terra Santa.
Sonnino era un punto importante del percorso perché per i pellegrini rappresentava gli ultimi cento chilometri per chi era diretto a Roma o i primi cento per chi aveva come meta Gerusalemme e il Santo Sepolcro.
Lo scopo di questi pellegrinaggi era fondamentalmente purificatorio.

 

Percorsi che implicano un viaggio di andata e ritorno
IL PELLEGRINAGGIO ALLA SANTISSIMA TRINITA' di Vallepietra

IL PELLEGRINAGGIO ALLA
SANTISSIMA TRINITA’ di Vallepietra
Esaudire un voto implicava un viaggio con un «giro di boa» che segnava la fine e un nuovo inizio.

 

 
Percorsi a circuito chiuso: le rogazioni

Seguono un movimento che trascurando i valori specifici della partenza e dell'arrivo DELIMITA UN DETERMINATO SPAZIO TERRITORIALE.
Introdotte in Europa dal Cristianesimo nel V-VI secolo erano riti che precedevano la festa dell'ASCENSIONE.
Queste processioni CIRCUMAMBULATORIE includevano il proprio territorio con particolare riferimento ai campi coltivati.
Durante la processione si effettuavano soste in punti simbolici e nell'ultima stazione si celebrava la Messa
Lo scopo delle ROGAZIONI era quello di invocare attraverso le Litanie la benedizione divina sul lavoro e sui prodotti della terra.
Particolare importanza in questo culto cristiano è data dalla penitenza
 

La circumambulazione delle torce
Il tema dell'allontanamento dei nemici tramite la circumambulazione è particolarmente presente nelle Torce.
Guerre territoriali, rivalità paesane, vicende banditesche sono riferimenti alla cultura e storia locale
La presenza dei fucilieri è connessa alla necessità di allontanare un nemico contro cui far valere la forza di una barriera eretta definendo lo spazio territoriale.

 
LE TORCE

Ridisegnare i confini di uno spazio con un rito.
Le TORCE derivano dalle rogazioni

 

 
 
L'ORIGINE DELLE TORCE A SONNINO

Le Torce traggono origine dalla necessità di difendere il proprio territorio dai «mali» che lo affliggono. Tra questi spicca il contenzioso con Priverno in merito alla definizione dei confini territoriali e il cosiddetto «tributo di San Pietro».
Con la Bolla di Gregorio IX del 13 LUGLIO 1227 si stabilivano i confini fluviali tra Sonnino e Priverno. Il fiume Amaseno, confine naturale, a causa del suo percorso naturalmente variabile alimentava contenziosi territoriali.
 

Una disputa durata almeno sei secoli prevedeva il versamento da parte dei sonninesi di un tributo di 11 scudi e 62 baj e una TORCIA DI CERA «zaura» (vergine) da versarsi ai privernati il 29 giugno di ogni anno a titolo di tributo. La disputa terminò con l’Unità d’Italia

La documentazione sull’origine delle torce

Il rito praticato dai sonninesi lungo il perimetro dei confini comunali è documentato fin dal seicento.
Nel 1872 nel bilancio del Comune di Sonnino ( Categoria VIII Culti e Cimiteri) compaiono, iscritti a bilancio, contributi per le torce dell’Ascensione.
A questo proposito vale la pena di sottolineare che nell’ Editto del 20 agosto del 1817 del Segretario di Stato Cardinal Ercole Consalvi si fa esplicito riferimento alla fondamentale funzione dei cacciatori per la difesa del territorio.

 
Il fuoco e le torce

Il fuoco è centrale nel rito delle Torce perché esprime la rifondazione ciclica dello spazio, del tempo, della comunità e dei singoli individui.

La comunità attorno al fuoco si ritrova e si riappropria del suo spazio culturale.

Il fuoco è utile e devastante, è santo e maledetto.

Il fuoco è forza trasformatrice per eccellenza, detiene il valore della purificazione: distrugge i mali e le colpe accumulate e difende dalle forze ambigue e pericolose.
 

 
Il rito della preparazione delle torce:
la cera zaura e il lino grezzo
Il rito della preparazione delle Torce inizia nel mese di febbraio con il reperimento del lino grezzo e della cera vergine necessaria
 

le pirie e le scarsette
Il lino grezzo si lava con la candeggina e una volta asciugato con l’utilizzo dell’arcolaio si ottengono i gomitoli di lino bianco detti PIRIE.

Una settimana prima dell’Ascensione utilizzando le SCARSETTE si prepara l’anima di lino della torcia.

 

la torcia di cera vergine
Una volta fatta a pezzi la cera vergine viene fatta sciogliere in una pentola.

In questa viene calato il lino che si impregna della stessa cera, quindi viene stirato e messo ad asciugare

 

Raffreddandosi la cera si solidifica dando alle matasse la consistenza e la rigidità necessarie per poter essere legate con le altre

 

la torcia dei caporali
La torcia dei Caporali è composta da quattro lunghe matasse di 150 cm.

Le quattro matasse imbevute di cera , unite insieme formano la grande torcia dei caporali.

I quattro pezzi vengono tenuti insieme con l’utilizzo di cera vergine colata con un barattolo e quindi appesi a raffreddare.

 
I SUONI DELLE TORCE

Due sono gli elementi sonori che dominano le Torce: l’esecuzione ripetitiva delle Litanie Lauretane, che sembrano ripetere i Canti degli Ambarvalia romani, e gli spari a salve dei fucilieri. Questa particolarissima combinazione sonora marca in modo singolare e inequivocabile l’evento, rendendolo riconoscibile a tutte le comunità vicine.
Le Litanie Lauretane sono spesso intercalate da modi di dire in stretto dialetto sonninese .
«Caporale aspetteme ora pro nobis» è un modo dire che connota talvolta la recita Lauretana.

 

Le litanie lauretane Durante le torce

Kirie Eleison
Christe eleison
Christe audi nos
Christe exaudi nos
Pater de coelis Deus - Miserere nobis
Fili redemptor mindi Deus - R.
Spirtus Sancti deus
Sancta Trinitas Uns Deus

Sancta María, ora pro nobis.

Sancta Dei génetrix, R.
Sancta Virgo vírginum, R.
Mater Christi, R.
Mater Ecclésiae, R.
Mater divínae grátiae, R.
Mater puríssima, R.
Mater castíssima, R.
Mater invioláta, R.
Mater intemeráta, R.
Mater amábilis, R.
Mater admirábilis, R.
Mater boni consílii, R.
Mater Creatóris, R.
Mater Salvatóris, R.
Virgo Prudentissima R.
Virgo Veneranda R.

Virgo praedicanda r.
Virgo potens R.
Virgo clemens R.
Virgo fidelis R.
Speculun iustitiae R.
Sedes sapientiae R.
Causa nostra laetitiae R.
Vas spirituale R.
Vas honorabile R.
Vas insigne devotionis R.
Rosa mystica R.
Turris davidica R.
Turris eburnea R.
Domus aurea R.
Foederis arca nR.
Janua coeli R.
Stella matutina R.
Salus infirmorum R.
Refugium peccatorum R.
Consolatrix afflictorum R.
Auxilium christianorum R.
Regina Angelorum R.
Regina Patrircarum R.
Regina Prophetarum R.
Regina Apostolorum R.
Regina Marthyrum R.

Regina Confessorum R.
Regina Virginum R.
Regina Sanctorum amnium R.
Regina sine labe originali concepta R.
Regina in colei assumpta R.
Regina sacratissimi Rosarrii R.
Regina pacis R.
Avvocata nostra R.
Maria della Civita R.
Maria della Dellibbera R.
Maria delle Grazie R.
Santo Cataldo R.
Sant'Antonio R.
Santo Gaspare R.
Santa Adscenzione R.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
Pace nobis Domine
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
exaudi nos Domine
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,
miserere  nobis.
 
 
LA STORIA DELLE TORCE... CONTINUA
Le Torce sono un rito vivo e vitale. Hanno una storia millenaria, ma la popolazione di Sonnino le ha più volte modificate adeguandole alle sue esigenze storicamente documentate. Difesa dei confini, brigantaggio, benedizione dei campi, ricordo e identità culturale sono elementi che riemergono alla vigilia della festa dell’Ascensione di ogni anno e fanno parte dei nuclei fondanti di una comunità. Per questo vanno vissute e salvaguardate. Non sono una camminata, esse appartengono al modo di essere sonninesi.

 

Prof. Giuseppe LATTANZI
Prof. Vito LATTANZI