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Convento di San Francesco


     Questo convento di Sonnino è sotto il titolo di S. Francesco, era aggregato tra i conventi della Custodia di Campagna (l), e molti frati di questo convento sono stati Custodi di detta Custodia. Non so però la ragione per cui fosse aggregato alla Custodia di Maremma. E' un convento antico e da un manoscritto del P. Ciatti si ritiene che fosse stato preso nel 1359 (2). La Chiesa era sotto il titolo dell'Annunziata, e la sua antichità è confermata da una immagine del nostro Serafico Padre con il cappuccio all'antica, il che dimostra un corso di molti anni. E tra le scritture del convento, essendo Guardiano Fra Stefano di Pietro Stefani da Sonnino nel 1369, si trova una carta pergamena con uno strumento a favore del convento.
La Chiesa, per essere posta in luogo montuoso, è bella, con organo, cappelle adornate e molto ben tenuta. Non vi sono memorie da registrare. Il convento non è molto grande, non ha il chiostro quadrato, di buon aria e di quelle religiose comodità che si richiedono. Vi è stato il P. M. Francesco Manirone, predicàtore celebre, ha predicato a Milano, Viterbo ed in altri pulpiti delle città principali, del quale fa menzione il Tossignano, dicendo: editi quasdam conciones in lingua vernacula (3). Si conservano ancora di lui alcuni manoscritti degni di essere stampati. Vi è stato il Padre Fra Giacomo Rossi, che sebbene non era uomo di lettere, era però di molta prudenza, perché fu Segretario della Provincia di S. Angelo sotto il Provincialato del P. M. Ludovico de Balleatori da Sezze, che lo dichiarò suo Commissario cum plenitudine potestatis. Il P. M. Francesco Nardarelli, che ha consumato la sua gioventù in lettere e predicazioni a giovamento della Provincia. E' stato Teologo pubblico di Ferentino con partecipazione dell'entrate di quella Cattedrale come canonico. E' morto pieno d'anni dopo aver beneficiato il Convento. Vive il P. M. Sebastiano, soggetto stimato nell'uno e nell'altro esercizio di Cattedra e di Pulpito. E' stato Maestro di Studio di Genova, Reggente di Fano e Siena, Guardiano e Commissario Generale d'Avignone, e Ministro Provinciale d'Oriente. Il P. M. Stefano Talani che è stato Segretario della Provincia. Il P. M. Giuseppe Tori, che è stato Reggente di Cascia e di Ferentino. Il P. M. Gregorio Messi. Il P. M. Guglielmo de Magistris, il quale è stato Reggente di Ferentino, di Pisa e di Monteleone. Ha predicato in Napoli, ha dato alle stampe alcuni suoi discorsi, predicati in diversi luoghi. E' stato Segretario della Provincia e Visitatore della Provincia di S. Francèsco. Ed il P. M. Angelo Petricca, persona virtuosa, come dimostra l'opera dogmatica data alle stampe, intitolata Turris David. E' stato Missionario Apostolico in Valacchia, Moldavia ed Ungheria, Ministro Provinciale d'Ungheria, Commissario Generale e Vicario Patriarcale in Costantinopoli. Commissario Generale e Presidente nel Capitolo di Stiria e Carinzia, Teologo nella Congregazione di Propaganda Fide. E' stato Lettore in diversi studii e predicatore in buone città d'Italia, come Brescia, Verona, Viterbo, Genova ed altre. Vi si è celebrato un sol Capitolo Provinciale nel 1515.
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Il convento, situato prope moema, quasi all'ingresso del paese ed in ottima posizione, nel passato è stato sempre un centro di vita sentitamente religiosa con un numero di religiosi superiore a quello richiesto dalle leggi canoniche. Nella visita ad limina del 1610 leggiamo: «sex degunt religiosi»; in quella del l627: «octo ali t fra tres» (4). Nel 1646 ne aveva 10. Un numero così rilevante di religiosi impedì che fosse molestato dalla soppressione innocenziana. In seguito, e ciò lo sappiamo fino al 1718 dalle visite ad limina, i religiosi che formarono la comunità di Sonnino furono normalmente sempre in numero di otto (5). Per cui il convento di Sonnino era «a iurisdictione Episcopali exemptus, exceptis duabus cappellis saecularibus in eiusdem Ecclesia sitis, quae ab Ordinario visitantur» (6).
Spesso la S. Congregazione concedeva la facoltà che vi si potesse fare l'anno di noviziato, benché non fosse stato mai deputato a tale scopo. Così troviamo che tale faco}tà la conoesse, nell'8 ottobre 1687, a Fr. Carlo Andrea; nel 29 aprile 1694 al sacerdote D. Pietro Cicconi da Sonnino di anni 45, che volle diventare nostro religioso (7); nel 3 luglio 1776 a Fr. Carlo Posta e nel 1807 a Fr. Antonio De Luca, «cum in coenobio Somneni vigeat regularis observantia» (8).
Verso la metà del settecento due fatti turbarono la tranquillità dei religiosi. L'uno riguarda il P. Ludovico Dombosi, che nel 1748 era guardiano. Questi, forse un po' impulsivo, nel voler difendere i diritti del convento, minacciò un certo Rocco De Angelis che contrariava i religiosi. Il De Angelis ritenendosi offeso fece ricorso contro il P. Ludovico alla S. Congregazione. Il ricorso fu aggravato dalle calunnie di Ottaviano Maggi, che, sembra, si fosse messo in testa di mandar via i religiosi da Sonnino per certi suoi interessi. L'effetto del ricorso, cosa non difficile tra i religiosi che non amano le contese, fu quello di ottenere la rimozione del P. Ludovico dall'ufficio di guardiano. Ma la loro antipatia contro il P. Ludovico giunse a tal segno da molestare anche il laico Fr. Amedeo Mattei, perché amico del P. Dombosi (9) . L'altro, verso il 1763, contro il P. M. Fnncescantonio Tomaini, pubblico lettore di Filosofia a Sonnino, e «figlio e lettore pubblico di Filosofia e Teologia nel convento di S . Bartolomeo della città di Sezze», che a testimonianza del Vescovo, del Sindaco e di altre persone era un religioso di ottimi costumi (10).
All'infuori di questi due fatti che turbarono la pace, per tutto il settecento non ne conosciamo altri. Sicché i nostri religiosi continuarono a vivere la loro vita di sacrificio fino a tanto che la rivoluzione francese e la Repubblica Romana non turbarono violentemente la quiete delle città e paesi. Si ripresero, sempre non senza gravi apprensioni, nei primi anni dell'ottocento, durante i quali la comunità, governata dal P. Domenico Cesari da Sonnino dal 1800 al 1807 e poi dal 1807 dal P. Antonio Ricci, sembrò riprendere animo. Nel 1809 fu eletto nuovamente superiore il P. Domenico, ma le cose precipitarono. Venne la soppressione napoleonica ed essi dovettero veder chiusa la loro casa e sapersi esplusi dalla loro chiesa. Quei religiosi però l'amavano, e ritornarono presto. Nel 1818 la famiglia era già ricostituita. Nel 1826 il Ministro Generale dell'Ordine, facendo la relazione dei conventi alla Santa Sede, di Sonnino scrive: «Ottimo fabbricato. Vi ha un molino ad olio, ed un orto annesso. Clausura regolarmente custodita ... Località per 14 individui. Vi sono ora un sacerdote, un suddiacono, un laico professo ed un oblato. Aggregati tre sacerdoti, che sono altrove impiegati, ed un chierico professo in Zagarolo:» (11). Della chiesa poi scrive: «Chiesa ampia ed in buono stato. Coll'aiuto dei Preti secolari si fanno frequenti funzioni e specialmente ogni martedì in onore di S. Antonio coll'esposizione del Venerabile:» (12).
Essa, che in origine era sotto il titolo della SS.ma Annunziata, aveva nel 1580 tredici altari e cioè, l'altare maggiore, ai lati del quale vi erano l'altare di S. Francesco e della Visitazione. Poi l'altare della Madonna, della SS.ma Trinità. Altri due altari erano in una cappella con archi, opere fornicato constructa, ed un altro nella cappella della Madonna della neve. Venivano poi, sempre seguendo l'ordine della descrizione che ne fa il visitatore, l'altare di S. Elisabetta, della Concezione, di S. Biagio, di S. Barnaba e di S. Agata (13). Poi col passare degli anni furono fatti dei cambiamenti, come sappiamo dalla visita apostolica del 1705, nella quale troviamo dei decreti circa gli altari del Crocifisso, di S. Agata, S. Caterina, S. Bonaventura, della Concezione, della Sanità e S. Lucia (14).
Da un manoscritto del 1729 conosciamo meglio le modifìcazioni, poiché in esso, dandosi una «distinta notizia di tutti gli altari, o cappelle della chiesa, delle concessioni e padroni di esse», si parla dei seguenti altari, di cui riferiamo solo i titoli. Altare maggiore, anticamente dedicato all'Annunziata. Cappella del SS.mo Crocifisso, Cappella di S. Antonio di Padova, Cappella di S. Carlo, Cappella di S. Ca1:erina e di S. Agata, Cappella di S. Bonaventura, Cappella del S. Angelo Custode, Cappella della SS.ma Concezione, Cappella della Madonna della Sanità. Cappella di S. Lucia, ed infine la Cappella di S. Eleuterio(15).
In questo convento non solo sono vissuti religiosi esemplari, dediti esclusivamente al bene delle popolazioni, ma anche religiosi che hanno illustrato l'Ordine con le loro opere e che sono andati a portare la luce del Vangelo e della fraternità nelle lontane terre di Missione. Del resto Sonnino stessa ha dato tante vocazioni, tanti Missionari, ed uomini illustri all'Ordine, tra i quali ricordiamo il P. Angelo Petricca, apostolo dell'unione, di cui in questi ultimi tempi ha scritto molto bene il P. Antonio De Sanctis (16). Aggiungiamo poi che il convento è stato anche sede di studio per la formazione dei religiosi dell'Ordine, come rileviamo da una circolare data 4 giugno 1794 del P. Provinciale, Giuseppe Tamagna, nella quale scrive: «Dei sette professati che attualmente abbiamo in questa Provincia, quattro sieno destinati ad insegnare Filosofia, cioè Cave, Zagarolo, Orte e Sezze. Quel di Ferentino, darà la Teologia dommatico-scolastica. Quei finalmente di Roma e di Sonnino spiegheranno la Morale e gli elementi dell'Aritxnetica Pratica, oltre un altro ramo di scienza ad ogni sacerdote necessario, come diremo in seguito»(17).
I religiosi continuarono a vivere, per quasi tutto l'ottocento, la loro vita ispirata al vangelo come l'aveva realizzato S. Francesco. Ma venne la soppressione del 1873 e si videro costretti ad abbandonare quel convento. Ma non lo abbandonarono subito, vi restarono ancora, sostenuti dalla popolazione. L'ultimo a lasciarlo fu il P. Innocenzo Taddei. Il Provinciale che non aveva potuto trovare i mezzi per riscattarlo come era stato fatto per altri conventi, gli aveva ordinato di lasciare Sonnino. Il P. Taddei, invece, cui dispiaceva «di dover chiudere per sempre questa chiesa e convento», e viveva nella speranza che «i superiori si movessero a pietà a spedire uno o più sacerdoti in questo convento», aveva ritardato la partenza. n Provinciale considerò il fatto, come una formale trasgressione al voto di ubbidienza, e gli minacciò l'espulsione dall'Ordine. Allora, il Z7 aprile 1881, il P. Taddei scrive al Provinciale pieno di confusione e di amarezza e deciso a partire(18). Così il convento di Sonnino fu chiuso, ma non per sempre.
Restava nell'animo dei sonninesi il desiderio di riavere i frati, e quando nel 1932 questo desiderio diventò speranza fondata, il Podestà Luigi Pellegrini a nome del Comune inviò una petizione al Vescovo di Sezze, Mons. Pio Leonardo Navarra e 348 persone sottoscrissero una petizione al Ministro Generale dell'Ordine. Il convento venne di fatto riaperto, ma purtroppo per mancanza di una netta visione da realizzare, per certi errori d'ordine psicologico ed informazioni non sempre oggettive, poco mancò che si devenisse nel 1947 ad una nuova chiusura. Fu merito del P. Alberto Salvatori, che si trovava allora a Sonnino, benché non ancora della Provincia Romana, l'aver schiarito la situazione. Sonnino «non ha attrattive mondane» egli scriveva, però «gode il favore di un clima salubre, di un'aria, direi miracolosa». E ricordando quanto aveva speso il Provinciale di Padova per acquistare alcune località in montagna per la villegiatura dei giovani, si domandava per quale motivo si volessero «far sfuggire Sonnino». Passava poi a ricordare la generosità e «la scena rincresciosa e commovente del popolo che viene continuamente a supplicarmi di non abbandonare il convento» e l'offerta di «una eletta e seria commissione che mi propone una lusinghiera convenzione da stipularsi tra il municipio ed il Superiore Provinciale». Il Provinciale cambiò parere ed il Generale dell'Ordine P. Beda Hess, il 28 maggio 1948, tra l'altro, gli scriveva: «Sono lieto che la situazione si sia cambiata e quindi va molto bene che la paternità Vostra riveda la decisione antecedente ed attui ciò che ora desidera, così la Provincia non perderà un convento, che a restauri compiuti, potrà servire anche per le vacanze estive dei probandi».
Attualmente, lo abbiamo visitato il 14 luglio 1966, chiesa e convento sono ridotti ad uno stato di abbandono. La chiesa è stata chiusa al culto perché bisognosa d'essere restaurata e fortunatamente, mentre scriviamo queste righe, abbiamo appreso che i restauri sono stati incominciati. Essa è grande e bella, con otto cappelle, più l'altare maggiore. A destra di chi entra, nella parete laterale, si trova un monumento sepolcrale al Vescovo Tommaso Mancini, scolpito da Agostino Palma di Sonnino.

D. O. M.
HIC IACET THOMAS MANCINI EX NOBILI FAMILIA
QUAM MARTINUS PP. V IN EQUESTREM
ORDINDI CONSCIVERAT
NATUS
CIVITATIS PLESIS EPISCOPUS A PIO VI PIO VI PONT. MAX.
RENUNCIATUS RELIGIONE OMNIQ. DOCTRINA CONSPICUUS
OBIIT SOMXENI ANNO D. MDCCCI
IOSEPH MANCINI NEPOS FORTUNJ.TI DUCIS FIUUS
MONUMENTUM POSUIT.

Prima che venisse chiiusa, come riferisce sempre il P. Alberto Salvatori, oltre le festività dell'Ordine, in questa chiesa prendevano «piede i sabati della Madonna di Pompei, il primo venerdì delmese, i tredici martecll a S. Antonio, le quarantore» e vi si era formato un folto gruppo di terziarie, quasi 200.
Il convento è grande ed in bella posizione dalla quale si gode un riposante panorama. Attualmente però lo rendono sgradevole la presenza del Mattatoio in uno dei suoi locali al pian terreno, ed il fatto che ha bisogno di riparazioni. Ma non appena sarà edificato il nuovo mattatoio e sarà stato restaurato, potrà diventare non solo un luogo di vacanza per i giovani, ma un centro di irradiazione dell'ideale francescano della vita, e quindi di educazione umana non solo per la gioventù di Sonnino, ma anche per quella degli altri paesi vicini che oggi difettano di clero e di sacerdoti preparati e disposti ad assolvere questi altissimi compiti. Che se poi quel poco terreno, che ha vicino, sarà bonificato e coltivato, con proprietà e decoro, si potrà fare di questo convento qualcosa di simile a quello fatto dai Padri Agostiniani Irlandesi nel nostro antico convento di Genazzano.

Tratto da... "Custodia Marittima"

(l) Ai tempi del Tossignano questo convento era ancora nella Custodia di campagna come lo era stato fin dai primi tempi. Cfr. il Provinciale Vetustissimum, Ed. Eubel, p.47
(2) Ciatti, Annales Ord. Minorum. Ms.vol. II. f. 13v. Arch. S. Apostoli.
(3) Hist. Seraph. Relig. l. S, p. 316.
(4) Visite ad Limina, Terracina, an. 1610, 1627. Archiv. S. Cong. Concilii.
(5) Visite ad Limina, Terracina, an. 1669, 1681, -1708. Arch. S. Cong. Concilii.
(6) Visita ad Limina. Terracina, an. 1714. Arch. S. Cong. Concilii.
(7) S. Cong. Stat. Regul. Decreta, vol. 37, f. 296, e vol. 48, f. 121.
(8) S. Cong. Discipl. Regul. Decreta, vol. 216 e vol. 344.
(9) S. Cong. Discipl. Regul. Decreta, voll. 120, 126 e 135.
(10) S. Con g. Discipl. Re:rul. Decreta. vol. l66.
(11) S. Cong. Vescovi e Regolari, vol. l , pp. 232. e 239.
(12) Ibid., pp. 235-2.36.
(13) Visita Apostolica, Terracina, an. 1580, pars l, ff. 189-191. Arch. S. Cong.Concilii.
(14) Visita Apostolica, Terracina, an. 1705, pars 45, Arch. S. Cong.Concilii.
(15) Libro della fondazione e stato del corwento di Sonnino fatro dal P. Aureli d'Albano nell'anno 1729. Ms. in arch. Prov. Busta: Sonnino. {16) P. Antonio De Sanctis M. Conv., Un tentativo di unione tra Roma e Costantinopoli nel sec. XVII. L'attivitll del P. A. Petricca ... Assisi 1966. (17) Archiv. Prov. (18) P. Innocenza Taddei, lettera del 27 aprile 1881. Archiv. Prov., Busta: Sonnino.